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Se Totò parla di calcio in un film di Turi Vasile

Se Totò parla di calcio in un film di Turi Vasile

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Tipologia:  Articolo

Testata:  la Repubblica/Palermo

Data/e:  2 luglio 2017

Autore:  Umberto Cantone

Articolo: 

Tra i film meno noti e più ricercati dai collezionisti di Totò in Dvd c’è sicuramente “Gambe d’oro”, bizzarra commedia sul gioco del calcio diretta nel 1958 dal produttore, scrittore e regista messinese Turi Vasile (1922-2009).

A vederlo nella recente riedizione curata dalla 01 Home Entertainment, viene immediatamente voglia di allinearsi al giudizio di quel vice del “Corriere della sera” che, all’uscita, lo liquidò come un prodotto “di sapore provinciale che alterna un’allegria sforzata a un sentimentalismo all’acqua di rose”.

Poi però a incuriosire è proprio l’agrodolce commistione di satira farsesca, apologo sportivo, moralismo da fotoromanzo e musical, con tanto di abborracciati balletti negli spogliatoi dello stadio di Cerignola sulle note della canzone “Calypso goal” di Lelio Luttazzi.

Quando s’imbarcò nell’ impresa, Vasile aveva già maturato notevoli esperienze da sceneggiatore (con Zampa, Blasetti, Rossellini) e un buon esordio alla regia con il dramma giudiziario “I colpevoli” (1957), a seguire l’importante operazione de “I vinti”, film a episodi del ‘53 da lui prodotto e scritto per Michelangelo Antonioni.

E del resto di alti e bassi è fatta la carriera di questo eclettico intellettuale prestato al cinema, segnata da una fiera appartenenza militante all’area cattolica che gli costò una ingiusta emarginazione, tra notevoli avventure produttive culminate nella débâcle del felliniano “Roma” che, nel ’72, quasi lo rovinò.

Non fu lui ma la Titanus a produrre “Gambe d’oro” che, con i suoi 200 milioni d’incasso, confermò Totò come gallina dalle uova d’oro, qui nei panni del micragnoso barone Fontana, presidente della modesta squadra del Cerignola destinata, sul finale, a battere la Nazionale in una partita di allenamento grazie alla presenza, tra le sue file, di un goleador (l’adrenalinico Paolo Ferrari) corteggiato da un industriale del Nord che lo vorrebbe in serie A.

Sebbene fosse già semicieco, il “principe” riuscì a far brillare il suo “burbero benefico” conferendogli una canagliesca simpatia con battute come “E io esborso”, riciclata dal “E io pago” di “47 morto che parla”, insieme a storpiature come “audax fortuna juventus” o “fiat autobus”.

Non fu quella l’unica volta che Vasile incrociò Totò. Quando, nel ’66, produsse “Operazione San Gennaro” di Risi dovette fronteggiare un “incidente diplomatico” per via della diaria che era stata proposta all’attore. Intenzionato a non mettere piede sul set di quel film che si girava a Napoli, Totò aggredì Vasile in albergo dichiarandosi offeso: “Come vi siete permesso di darmi la diaria in questa che è la mia città?”. Furono d’obbligo le scuse.

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