Poesie e versioni da Edgar Allan Poe di Ernesto Ragazzoni -1927
Autore/i:  Ernesto Ragazzoni
Tipologia:  Raccolta di poesie
Editore:  Casa Editrice Giovanni Chiantore (Successore di Ermanno Loescher)
Origine:  Torino
Anno:  1927
Edizione:  Prima
Pagine:  XVIII- 128
Dimensioni:  cm. 20,9 x 12,9
Caratteristiche:  Brossura riquadrata a due colori con fregio, titoli in nero e in rosso
Note: 
Prima edizione di una raccolta di 30 poesie di Ernesto Ragazzoni (Orta San Giulio, Novara 1870- Torino 1929) con, in appendice, 13 traduzioni di poesie di Edgar Allan Poe. Prefazione di Arrigo Cajumi che ha curato l’edizione del volume stampato nel 1927 dalla Società Tipografica Editrice Lobetti-Bodoni (S.T.E.L.B.) per conto della «Casa Editrice Giovanni Chiantore» di Torino. Si tratta della prima raccolta poetica ufficiale di Ragazzoni stampata in volume. Ne esiste un’altra, estremamente rara, del 1891 (Edizioni Tipografia Operaia) che comprende 29 tra poesie e traduzioni di Poe, Goethe, Burger e Hugo.
INDICE
PARTE PRIMA: I bevitori di stelle / Ascensione / L’isola del silenzio / Rose sfogliate / I viali irrigiditi / Ad Orta / Rifugio verde/ Dreamland / Il viaggio d’Isotta / Nuvole / Purché sia fuori del mondo / Ad una vecchia bottiglia defunta molti anni fa / Mistici amici / Afa / Siesta / Nostalgia / La ballata della brutta zucca / Ballata / Parole contro le parole / Insalata di San Martino
PARTE SECONDA: De Africa/ Laude dei pacifici lapponi e dell’olio di merluzzo / Il teorema di Pitagora / Poesia nostalgica delle locomotive che vogliono andare al pascolo / Le nostalgie del becco a gas / Le malinconie ed il lamento del povero biliardo che non vuol più essere verde / Piccola consolazione offerta alle uova mortificate perché calano di prezzo / Poesia della rottura delle scatole / Brivido invernale (ovverosia: «Mettere i piedi in bocca») / I dolori del giovane Werther
PARTE TERZA (Edgar Allan Poe): Il corvo / Le campane / Ulalume / Ad Elena / Annabel Lee / A Frances Sargent Osgood / A.F./ Eldorado / La città nel mare / Ad una in paradiso / Il castello incantato / Il verme conquistatore / Il paese dei sogni
Sinossi: 
” (…) Il vestire trasandato e le abitudini da «bohémien»non permettevano di supporre che Ernesto Ragazzoni appartenesse a una famiglia novarese agiata e distintissima. Suo padre, il Maggiore Giovanni Ragazzoni, uomo piacevolissimo e arguto, gli trasmise non soltanto le proprie fattezze, ma lo spirito gaio e bonario, e gli diede un’eccellente educazione. Uomo di taverna, Ragazzoni fu anche, con molta eleganza, uomo di mondo, ricercato dalla migliore società per la sua conversazione scintillante, la facile parola, la voce colorita e melodiosissima che gli permisero di essere un conferenziere attraentissimo e molto applaudito. La sua cultura era vasta (…). Conosceva perfettamente l’inglese e il francese, che parlava con facilità, sapeva il tedesco tanto da poter leggere e tradurre libri e giornali, lo spagnolo, e aveva anche cominciato a imparare il russo (…). Autodidatta, non aveva mancato di apprendere il latino che basta per centellinare Virgilio ed Orazio. Giovanissimo ancora, la letteratura inglese ed americana attraendolo più che ogni altra, tenne un corso all’Università Popolare e al Circolo Filologico di Torino, e gli rimase per sempre l’affetto per Poe (…). Negli ultimi anni, in tutte le sue peregrinazioni aveva sempre con sé un volume di Shakespeare, uno di Thackeray, e soprattutto un Browning, che studiava continuamente. (…) Pochi certamente sospettarono che l’umorista gaudente che fu, in apparenza, Ragazzoni, avesse una vita interiore tormentata e turbata. I problemi metafisici e religiosi lo preoccupavano, talora lo assillavano. Sentiva la bellezza della fede dei padri, ma non sapeva appagarsene. Egli pertanto errò d’inquietudine in inquietudine, alla ricerca di una luce ignota, del dio nascosto. La filosofia, l’occultismo, la magia, la cabala, l’attirarono. Dalla «secret doctrine» della Blavatsky agli ermetici volumi di quel Stanilas de Guaita di cui scrisse Barrès, di Eliphas Levi e di Fabre d’Olivet egli giunse al «Philosophe inconnu». (…) Lo hanno definito un puro di cuore, e tale era. Di una generosità di cui non pochi profittarono, Ernesto Ragazzoni, lo scapigliato incorreggibile, amava la sua famiglia e il suo paese d’Orta. (…) Gran parte delle sue eccentricità derivavano dall’odio del «borghesume» e dell’arte mediocre. Egli che comprendeva tutte le arti – e in modo particolare la musica: Bach, Wagner, Schumann, Palestrina, Marcello – detestava la mentalità comune e volgare, i gusti bassi. Dotato di una tremenda e quasi diabolica abilità satirica e beffarda, non risparmiava nessuno, e lanciava apertamente le sue frecce (…). Aveva talmente coscienza dell’elevatezza delle proprie aspirazioni, che non voleva mai raccogliere i suoi scritti. Quando gli amici lo invitavano a stampare i suoi versi, egli se ne schermiva: anzitutto, li considerava come semplici svaghi e divertissements, poi era preoccupato talora della non assoluta originalità di alcuni spunti iniziali (…), senza comprendere che qualunque materia prendeva, sotto le sue mani, forma propria. (…) Scrittore dalla facile vena e dall’arguzia sottile, umorista aspro e vivo, a volte profondo, mai volgare né basso, nella cui corrente sentimentale confluivano la gaiezza la malinconia, verseggiatore immaginoso e pittoresco, Ernesto Ragazzoni – oltre che riflettere un a data specie di sensibilità, sì da meritare un posto nella storia letteraria dell’epoca a cavallo tra il secolo nostro e l’Ottocento – è stato il «chroniquer» della Poesia. (dall’Introduzione al volume di Arrigo Cajumi, datata maggio 1927)
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