mercoledì, 18 Settembre 2024

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Orgia di Pier Paolo Pasolini – Programmi di sala dello spettacolo di Massimo Castri / In occasione delle repliche al Teatro Biondo Stabile di Palermo (2-12 aprile 1998)

Orgia di Pier Paolo Pasolini – Programmi di sala dello spettacolo di Massimo Castri / In occasione delle repliche al Teatro Biondo Stabile di Palermo (2-12 aprile 1998)

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Tipologia:  Programmi di sala in occasione dello spettacolo teatrale "Orgia" di Pier Paolo Pasolini, regia di Massimo Castri, le cui repliche sono andate in scena al Teatro Biondo Stabile di Palermo dal 2 al 12 aprile 1998

Pubblicazione:  Programma di sala originale con bozzetto di scena in cartoncino sciolto firmato a matita dallo scenografo Maurizio Balò e programma di sala Teatro Scuola relativo allo spettacolo per la Stagione 1997/98 della XXIII Targa Margherita Biondo del Teatro Stabile di Palermo diretto da Roberto Guicciardini

Editore:  Fondazione Teatro Metastasio di Prato / Teatro Biondo Stabile di Palermo

Origine:  gennaio/aprile 1998

Caratteristiche:  Programma di sala originale: 8 pagine ripiegate a formare un unico manifesto a due facciate con la locandina dello spettacolo e gli scritti a commento, bozzetto a colori della scenografia di Maurizio Balò in cartoncino sciolto e firmato a matita dall'autore / Programma di sala Teatro Biondo (Associazione Teatro Scuola) di Palermo: pieghevole a tre ante con crediti dello spettacolo e scritto a commento

Dimensioni:  Programma di sala originale: cm. 42 x 30 (chiuso) - cm. 84 x 60 (aperto) - Bozzetto in cartoncino: cm. 30 x 42 // Programma di sala del Teatro Biondo: cm. 21 x 10

Note: 

Programmi di sala dello spettacolo Orgia (1965) di Pier Paolo Pasolini per la regia di Massimo Castri. Questo allestimento, con le scene firmate da Maurizio Balò, è andato in scena per la prima volta al Teatro Metastasio di Prato (che lo ha prodotto) il 28 gennaio 1998. In occasione delle repliche al Teatro Biondo di Palermo, dal 2 al 12 aprile 1998, sono state diffusi sia il programma di sala originale dello spettacolo, con la riproduzione del bozzetto della scena di Maurizio Balò, sia il pieghevole del Teatro Biondo Stabile di Palermo diretto da Roberto Guicciardini. Nelle 8 pagine del programma di sala originale, ripiegate a formare un manifesto, sono presenti, accanto alla locandina dello spettacolo, una conversazione con Massimo Castri sulla messa in scena di Orgia (L’emozione, oltre le parole, dichiarazioni raccolte da Gianfranco Capitta a Prato, domenica 11 gennaio 1998), un testo di Pier Paolo Pasolini tratto dal programma di sala del Teatro Stabile di Torino relativo alla prima messa in scena di Orgia nel 1968 per la regia dello stesso Pasolini, uno scritto di Giovanni Raboni in occasione dell’allestimento di Orgia diretto da Mario Missiroli nel 1984 per lo Stabile torinese, e un frammento di Orgia . Il pieghevole dell’Associazione Teatro Scuola del Teatro Biondo Stabile di Palermo ospita uno scritto relativo all’allestimento dello spettacolo diretto da Massimo Castri.

Le immagini e i testi sono integralmente riprodotti nella GALLERY di questa scheda

 

«Composta nel 1965, Orgia è la prima opera teatrale di Pasolini, già poeta maturo, narratore sperimentato e sperimentale, cineasta rivoluzionario. È il primo testo, lavoratissimo ed esemplare, di un corpus di sei tragedie, tutte egualmente attraversate da un’unica tentazione poetica: quella di esibire l’evidenza traumatica di una dimensione irrisolta del vivere, di una società degli uomini in conflitto con l’originaria dimensione sacrale del mondo. Pasolini vuole recuperare motivi e figure del tragico, insieme alle risonanze allusive del mito, per indagare intorno alla sostanza della realtà e delle azioni umane, per rintracciare l’ombra di quella verità che il teatro deve tendere sempre a presentare più che a rappresentare. Una verità teatrale priva di orpelli formalistici, emancipata da ogni equivoco del simbolico; una verità che si fa mistero attraverso la forma di un teodramma laico, necessario e sorprendente, scandaloso e seducente.

In Orgia la parola si fa sempre azione bruciante e mai conciliatoria: la scena è nuda e allude al deserto in cui si consumano desideri laceranti (un cimitero di letti in un prato nella versione di Castri), dove ogni personaggio si fa ombra ammonitrice come espressione di squartamenti interiori, come un non-morto tormentato da pulsioni primarie, a testimonianza della comune impossibilità di risolvere gli umani conflitti assieme al loro vano raccontarsi. Così la parola, in quanto maschera rivelatrice di realtà, diventa materia privilegiata di un dramma in cui si agitano personaggi-archetipi, presentati come spettri al contempo evanescenti e concreti .

I protagonisti di Orgia sono un Uomo, una Donna e una Ragazza (identificati privi del nome, come in un dramma simbolico). Tutto comincia quando tutto si è consumato, come in un flashback: nel Prologo, l’Uomo rivela di essere appena morto e poi s’impegna a raccontare i motivi della propria diversità sessuale (scopriremo che è omosessuale, che è sposato e  padre di due figli). Il dialogo che egli intrattiene con la moglie, nel giorno di Pasqua, si sviluppa come un fin de partie sadomasochista. Dopo l’esibizione di un aspro conflitto, la coppia riprende con calma a ridiscutere: a seguire la notte c’è l’alba. È il tempo della nostalgia. Trascorsa la Pasqua, i conflitti si riannodano attraverso soliloqui che svelano un’ansia annichilente ed esposta all’incerto futuro. L’Uomo si lascia conquistare dal sonno, dopo aver dichiarato la propria malattia, riflettendo sull’angoscia della morte che lo ha attanagliato e sull’inquietante realtà presente/futura con la quale i figli sono destinati a convivere. In preda all’insonnia, la Donna si abbandona all’oblio suscitato dai ricordi lancinanti che l’invadono, fino a quando non decide di sacrificare se stessa e i suoi due figli. Ormai solo, l’Uomo incontra una giovane Ragazza, una prostituta con la quale ha un rapporto sessuale violento e disperato. Quando la Ragazza fugge, l’Uomo indossa gli indumenti intimi di lei, per poi salire in cima a una sedia e impiccarsi.

Fin dalla descrizione della trama, Orgia rivela la sua struttura essenziale ed esilissima, un impianto drammaturgico ischeletrito, che evoca criticamente sia la tragedia classica sia la parabola. Tale voluta essenzialità fa da contraltare all’ellittica complessità di un testo perennemente in bilico tra tentazione analitica (didascalica, saggistica) e tensione poetica. In Orgia spiccano i riferimenti autobiografici e i rimandi (ammonitori, profetici) al destino del suo autore (un modo di vivere l’eros come continuo corteggiamento della morte, con gli evidenti rivolti sadomasochistici). A Pasolini, però, preme soprattutto riscrivere criticamente i paradigmi della propria visione poetica, la sua paura “senza speranza” nei riguardi di un mondo a venire nel quale la verità dell’arte è rassegnata a sparire, nel quale ogni conflitto si va determinando annullandosi dentro la svilita e annichilente dimensione di parole e di gesti omologati, privati di sentimenti e di senso. A fronte di tale “assenza di futuro”, Pasolini oppone come necessaria la riscoperta di un oscuro senso di realtà che sappia diventare trasparente spiegazione della dimensione assurda del vivere: quella dimensione di cui il teatro deve farsi testimonianza ed espressione.

Orgia è dunque il tentativo di dare corpo e voce al teatro-vita che si consuma nella realtà (sognata e quindi più vera del vero) di un Tempo presente ed eterno: il Tempo in cui tutti siamo immersi, proiettati oltre noi stessi ad osservare il divenire quasi-tragico dei nostri desideri che girano a vuoto, della nostra normalità ammalata. È la cerimonia, lucidamente sacrale, della presenza beffarda di Eros come fonte di un conflitto incessante e irrisolto: parola che riduce ogni corpo a brandelli, teatro che ci fa morti da vivi, la messa in scena dell’aberrazione del nostro comune reale. »

(Umberto Cantone, Nota su “Orgia” presente nel programma di sala del Teatro Biondo Stabile di Palermo

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