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La “spettacolare” Anita – Nota in memoria di Anita Ekberg

La “spettacolare” Anita – Nota in memoria di Anita Ekberg

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Tipologia:  Note

Data/e:  11 gennaio 2015

Autore:  Umberto Cantone

Articolo: 

Nel 1963 Salvatore Quasimodo si mise in viaggio, da Milano a Roma, per intervistare Anita Ekberg, al culmine della sua conquistata popolarità da “Dolce vita”. L’incontro avvenne a casa di lei, sulla via Cassia. Il poeta confessò più tardi la sua prima impressione: “Appena l’ho vista da vicino, così grande e così confezionata, ha qualcosa che la fa sembrare indifesa. È la più spettacolare svedese che abbia mai conosciuto. Anche gli occhi sono grandi e gelidi come quelli delle svedesi più belle. Ma lei non dev’essere gelida: tutt’altro. La bocca ha un disegno barocco”. E così si consumò l’incontro tra quelle due latitudini, tra il poeta disinvolto e la diva olimpica. Mentre parlavano, di Hollywood e di “Federico”, in giardino faceva caldo come in un pomeriggio d’estate. Anita s’era stesa al sole in tutta la sua lunghezza e Quasimodo le disse: “Le piace l’estate, non è vero? Ha ragione lei: la primavera è retorica”. “Retorica? – chiese Anita, che non capiva bene l’italiano – “Che cos’è retorica?” E il poeta: “È una figura primaverile”. L’intervista continuò e fu memorabile per entrambi.

Oggi quell’intervista è solo un pretesto per ricordare, nel giorno della scomparsa, “Anitona” così, distesa al sole: un ricordo estivo che ci consola. E ricordiamo anche una donna che, proiettata sullo schermo e fuori, era un’allegoria della femminilità sacrale e smagata insieme, una Diana sognata da Fellini e quindi fatta di carne e puro spirito, mai gelida anzi perennemente sciolta, il sensuale/sessuale “trompe-l’oeil” invitante di quel manifesto pubblicitario che ce la fece apparire gigantesca a cospetto di Peppino/censore nel Fellini di “Boccaccio ’70”, quando percorreva come un enorme felino (con tutte le sue burrose curve in movimento) una buia porzione di Cinecittà, irrorandola di luce. La luce di quell’estate che lei amava tanto. E quindi, senza alcuna retorica (primaverile): addio Anita, continueremo ad ammirarti a “eyes wide shut”.

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