La prigione (La prison) – Prima edizione italiana
Autore/i:  Georges Simenon
Tipologia:  Romanzo
Editore:  Mondadori, Collana "Scrittori italiani e stranieri"
Origine:  Milano
Anno:  1969 (febbraio)
Edizione:  Prima italiana
Pagine:  176
Dimensioni:  cm. 20, 5 x 13,5
Caratteristiche:  Legatura in tela blu muta, sovraccoperta illustrata da un disegno a colori
Note: 
Prima edizione italiana di La prison, pubblicato in originale da Presses Cité nel 1968. Il romanzo è uno dei pochi titoli di Simenon compresi nella prestigiosa collana mondadoriana Scrittori italiani e stranieri (direttore responsabile Alceste Nomellini).
Traduzione di Elena Cantini. Finito di stampare presso le Arti Grafiche delle Venezie di Vicenza nel febbraio 1969.
Copia in ottimo stato di conservazione.
Sinossi: 
Incipit: ” Quanti mesi, quanti anni sono necessari per fare di un bambino un adolescente, di un adolescente un uomo? In quale momento si può affermare che abbia avuto luogo questo mutamento? Non esistono, come avviene per gli studi, una solenne proclamazione, una distribuzione di premi, un diploma. Alain Poitaud, a trentadue anni, non impiegò che poche ore, forse pochi minuti, per cessare di essere l’uomo che era stato fin’allora e diventare un altro uomo. (…) ”
Per Alain, direttore del settimanale scandalistico Toi è arrivata l’ora della resa dei conti. La moglie “Chaton”, colta e intelligente giornalista free lance, ha ucciso la sorella con la quale l’uomo aveva intrecciato una relazione amorosa. Ma questo non basta a spiegare un delitto inaspettato che fa esplodere tutte le contraddizioni e i tormenti del fallimento esistenziale del protagonista e di coloro che lo hanno “imprigionato”.
Dalla nota al risvolto di sopraccoperta: ” Un delitto (…) che manifesta un cercle de famille già sradicato dal prossimo e da se stesso. Al centro del cerchio due coniugi di medio successo borghese, all’insegna dell’abitudine che non conosce coesione e, professionalmente, di un giornalismo di cronaca paramondana, per riviste che si sfogliano e non si leggono. All’intorno una schiera di uomini e donne-comparsa, uniti e disuniti da consuetudini ora anodine ora meccaniche, dove persino il sordido (se c’è, se c’è stato) si stempera nella casualità (…). Il resto è il silenzio di una vita d’attivismi senza fervore, di scambi sociali a media temperatura, di brevi arrampicate per il pane quotidiano e tutto il resto; di lunghe, reciproche, non registrabili lontananze. Esiste, dunque, una prigione dei non-rapporti, dei non-sentimenti, dove si soffochi inavvertitamente per inerzia? ”
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