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“Da Pirandello a Fava. La Sicilia perduta riemerge sul web” – la Repubblica/Palermo, 18 novembre 2020

“Da Pirandello a Fava. La Sicilia perduta riemerge sul web” – la Repubblica/Palermo, 18 novembre 2020

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Tipologia:  Articolo

Testata:  la Repubblica/ Palermo

Data/e:  18 novembre 2020

Autore:  Umberto Cantone

Articolo: 

C’è un modo per difendersi dalla pesantezza letargica del presente diventato ostaggio dell’emergenza pandemica.

Ed è quello d’imparare a navigare controvento sulla rete, in virtuale distanza di sicurezza dalle insidie dei social, per poi approdare a tutte quelle piattaforme che custodiscono schegge preziose del nostro patrimonio culturale.

Provate a esplorare YouTube, per esempio, e v’imbatterete facilmente in cose (mai) viste di un made in Sicily tutto da riscoprire.

Lì uno dei tag più ricercati è naturalmente quello di Pirandello. C’è un cinegiornale Luce del 1928 che ce lo mostra mentre è impegnato a dirigere con fervore la sua devota Marta Abba durante una prova di La nuova colonia. E c’è un Pathé-Journal del 1934 che ci fa ascoltare la sua voce stridula mentre ringrazia timidamente, in un francese incerto, per il Nobel appena ricevuto.

Scopriamo poi che gran parte della produzione teatrale pirandelliana è gratuitamente disponibile in allestimenti integrali perlopiù risalenti ai tempi dei mai troppo lodati venerdì della prosa Rai.

Ma a chi volesse farsi un’idea di quel periodo così fertile consigliamo le due rare puntate di “Incontro con Pirandello”, antologia dei nostrani grandi interpreti pirandelliani (da Randone a Valli, da Benassi a Scaccia) commentata nel 1956 da quell’abile divulgatore della paleo-tv che è stato Luigi Silori.

Di questa istruttiva filiera sorprende pure la presenza di autentiche perle cinematografiche da noi mai uscite in home video, come la versione integrale del Fu Mattia Pascal di L’Herbier, capolavoro muto del 1926 che ammaliò un giovane Leonardo Sciascia convertendolo alla cinefilia, e la curiosa trasposizione di L’uomo, la bestia e la virtù dove Steno diresse Totò nei panni del professor Paolino e nientemeno che Orson Welles in quelli del capitano Perella.

Non mancano poi alcuni interessanti lacerti documentali sui giganti della letteratura isolana, da Brancati a Vittorini, da Verga a Sciascia, da Quasimodo a Tomasi di Lampedusa.

A proposito di quest’ultimo, è obbligatorio recuperare il godibilissimo, ironico documentario Rai La Sicilia del Gattopardo che Ugo Gregoretti girò esattamente 60 anni fa ripercorrendo l’itinerario del nostro più celebrato evergreen letterario (dal Caffè Mazzara a Palermo alla casa di campagna di Santa Margherita di Belice).

Ai più sofisticati cercatori di rarità sono invece destinati i frammenti dei film di Nosrat Panahi Nejad dedicati a Pizzuto, Bufalino, Buttitta, Blunda. Mentre è caricata integralmente l’antologica Io e… Franco che Maresco ha dedicato nel 2013 a Scaldati maestro di tutti, con brani dal suo capolavoro Il pozzo dei pazzi e altre performance a fianco del suo storico partner Gaspare Cucinella.

Tra i film “siciliani” che YouTube ci invita a riesumare con curiosità citiamo almeno l’ingiustamente dimenticato Bronte: cronaca di un massacro di Vancini, un j’accuse sulla sanguinosa repressione garibaldina della rivolta popolare a Bronte nel 1860, che si avvalse di Sciascia come co-sceneggiatore, insieme a Il sasso in bocca, pioneristico e rozzo mockumentary su Cosa Nostra scritto dal rinomato mafiologo Pantaleone e diretto da Giuseppe Ferrara nel 1970.

Del mitico Cortile Cascino, modello di cine-reportage sull’impressionante degrado di un quartiere-ghetto di Palermo realizzato nel 1961 dagli americani Roemer e Young, in assenza dell’originale (chissà perché mai trasmesso o edito in homevideo) troviamo un programma Rai che ne ripercorre la realizzazione mostrandocene intere sequenze e intervistando i suoi protagonisti a trent’anni di distanza.

Ma anche uscendo dal fruttuoso dedalo di YouTube, riguardo ai prodotti del nostro servizio pubblico disponibili sul web, c’è da registrare il successo della piattaforma RaiPlay  trasformatasi in serbatoio finalmente fruibile delle teche Rai, prezioso patrimonio di cultura e spettacolo.

Di quell’archivio, però, è poco nota persino agli addetti ai lavori la sua costola siciliana. Parliamo di “Sicilia in onda”, un portale inaugurato nel 2011 in collaborazione con la Regione, e che raccoglie gran parte delle trasmissioni (documentari, inchieste, reportage, spettacoli) realizzate dal 1979 al 1993 dalla rimpianta struttura di programmazione di Rai Sicilia. Vale certamente la pena di indugiare su questo canale, sebbene un difetto nel motore di ricerca renda faticosa l’individuazione dei tag desiderati.

Tra i suoi numerosi materiali troviamo le puntate di “Scrittori siciliani e cinema” che un esordiente Giuseppe Tornatore, per qualche anno collaboratore della Rai, ha dedicato nel 1984 a Verga, Pirandello, Brancati e Sciascia. Un’antologia di sequenze delle trasposizioni più celebri contrappuntate dagli autorevoli commenti di protagonisti del cinema girato in Sicilia, come Rosi, Petri, Steno, Pirro, e dalla testimonianza dello storico Mario Verdone. Del futuro regista di Nuovo cinema Paradiso sono altrettanto notevoli un intelligente reportage del 1982 sulle minoranze etniche in Sicilia e le due puntate di Diario di Guttuso, un affettuoso ritratto dell’ “inquieto” concittadino pittore.

Nel corso di una lunga intervista, che inizia con una fiera rivendicazione guttusiana delle proprie radici siciliane (“Mi hanno accusato di avere dipinto troppi limoni, ma non me ne faccio una colpa”), Tornatore esplora i luoghi dell’apprendistato del maestro, la bottega bagherese dei Ducato decoratori di carretti siciliani, e quelli elettivi della sua pittura, Villa Palagonia che ispirò la sua predilezione per le difformità insieme al quartiere della Vucciria che fu il soggetto di una delle sue composizioni più celebri. Il tutto impreziosito da spezzoni di repertorio e da brani di un’altra intervista rilasciata da Guttuso a Enzo Biagi.

Tra gli altri programmi di “Sicilia in onda”, programmi su Ernesto Basile e Caravaggio in Sicilia, ci si imbatte in un rarefatto j’accuse antimafia di Pippo Fava, Anonimo siciliano, e poi in uno speciale dedicato a un convegno palermitano su Adorno, in un’intervista al regista polacco Wajda ospite del Laboratorio teatrale universitario di Beno Mazzone e persino in un’opera musicale (Viaggiu dulurusu) scritta da padre Cosimo Scordato, già prete di frontiera al quartiere Albergheria. Ricchissima è anche la proposta di teatro con un’intervista a Julian Beck (in occasione della sua seconda trasferta palermitana con il Living Theatre) e un lungo servizio sull’Odin Theatre a Trappeto, accanto alla ripresa integrale di spettacoli come Il gabbiano cechoviano di Michele Perriera, La ballata del sale di Salvo Licata con Rosa Balistreri, e l’indimenticato, popolarissimo Palermo oh cara! di Gigi Burruano.

Documento altrettanto prezioso sono le due puntate datate 1984 di La spada di Celano dove alcuni filmati di repertorio del puparo e cuntista Peppino Celano si alternano alle performance del suo allievo Mimmo Cuticchio. E così impariamo che, specialmente di questi tempi, addentrarsi in un archivio sul web può pure significare attivare confronti e corrispondenze. Riscoprire il nostro passato culturale per ravvivare e riavviare il presente.

 

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