mercoledì, 15 Maggio 2024

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Conversazione in Sicilia – Edizione illustrata Bompiani 1953

Conversazione in Sicilia – Edizione illustrata Bompiani 1953

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Autore/i:  Elio Vittorini, Luigi Crocenzi

Tipologia:  Romanzo illustrato

Editore:  Valentino Bompiani

Origine:  Milano

Anno:  1953 (10 dicembre)

Edizione:  Prima edizione illustrata. Settima edizione del testo.

Pagine:  228

Dimensioni:  cm.24 x 17,3

Caratteristiche:  Legatura in cartone telato muta, sovraccoperta con disegno a colori. All'interno 188 fotografie nel testo di Luigi Crocenzi

Note: 

Prima edizione illustrata di Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini in una edizione speciale Bompiani finita di stampare il 10 dicembre 1953 presso la “Cromotipia E. Sormani” di Milano.

A illustrare il romanzo sono 188 fotografie in bianco e nero sistemate nel testo come un commento visivo alla narrazione.

I soggetti delle 188 fotografie riguardano paesaggi, ambienti e figure rurali dell’entroterra e di alcune città della Sicilia, 169 delle quali furono scattate, nel febbraio del 1950 dall’allora giovane fotografo Luigi Crocenzi che, munito di Leica e Arriflex, attraversò la Sicilia per questa impresa, accompagnato dallo stesso Vittorini e da altri amici.

Altre 12 illustrazioni sono ricavate da comuni cartoline, mentre 7 sono le fotografie prese nel 1938 da Giacomo Pozzi Bellini.

La sistemazione editoriale delle fotografie inserite nel testo fu curata personalmente da Elio Vittorini.

Questa edizione è dunque la prima illustrata e la settima del romanzo, che uscì nel 1941 col titolo Nome e lacrime per la Parenti di Firenze in 355 copie su carta Doppio Guinea + 50 su carta normale, poi pubblicato in 5000 copie nello stesso 1941 da Valentino Bompiani con il titolo Conversazione in Sicilia.

Tra le fotografie di Crocenzi, che illustrano questa edizione, rimane famosa quella della piazza di Nicosia popolata di uomini con le coppole, che costituisce il soggetto dell’illustrazione disegnata, presente nella sovraccoperta.

Altre fotografie furono scattate a Siracusa, Caltanissetta, Enna, Agrigento, Gela, Ragusa, nelle Madonie centrali, negli Iblei settentrionali, a Piazza Armerina, Scicli, Caltagirone, Favara, Calascibetta, Serradifalco, Montalbano di Elicona, Petralia Sottana, Sperlinga, Comiso e nella stessa Nicosia.

 

NOTA

Nel 1953 esce la prima edizione illustrata di Conversazione in Sicilia. Vittorini seleziona e inserisce nella sua opera centottantotto fotografie, la maggior parte delle quali scelte tra quelle che il giovane fotografo Crocenzi aveva realizzato in Sicilia sotto la sua direzione9. Le illustrazioni, inserite contestualmente ai sintagmi del testo scritto a cui si riferiscono, prive di cornici atte a delimitarne l’ambito, sono integrate pienamente con il testo verbale: esse non interrompono la progressione ricettiva dell’occhio che guarda, ma la completano, la inglobano in un solo tempo di attenzione con lo scritto.
Nel piano dei significati l’integrazione è facilitata anche dalla natura dei concetti trasmessi dal linguaggio verbale. Silvestro ci presenta la realtà che lo circonda tramite delle immagini, delle istantanee, che si succedono una dopo l’altra: in altri termini sia il linguaggio verbale che quello iconico trasmettono dei significati descrittivi. In questa edizione di Conversazione, la ricchezza e l’ampiezza dell’apparato illustrativo permettono al soggetto di passare liberamente dalla lettura delle immagini alla lettura del testo verbale. Da questa possibilità di approccio multiplo si ricava un sostanziale equilibrio tra immagini e scrittura: esse s’integrano e s’interpretano vicendevolmente.

 

Sinossi: 

Silvestro, protagonista del romanzo e riflesso autobiografico dell’autore, è in preda ad “astratti furori”. Il suo è un senso di inerzia e impotenza di fronte alle sofferenze del genere umano, che richiederebbero un impegno attivo. Una lettera del padre, che annuncia di aver lasciato la madre per un’altra donna, trasforma l’inquietudine di Silvestro in nostalgia per la propria terra, abbandonata quindici anni prima. Il 6 dicembre, antivigilia del compleanno della madre, Silvestro decide così di salire sul treno che lo condurrà nel piccolo villaggio di montagna dove ancora abita la donna.

A bordo del treno, durante il viaggio, accadono gli incontri che comporranno l’esperienza di questo “ritorno”. In particolare, quello con il Gran Lombardo (così chiamato per via dei  modi autorevoli e l’apparenza fisica) è un vero e proprio dialogo filosofico, dove questi espone il principio etico che, nel finale, libererà Silvestro dagli “astratti furori”. Il Gran Lombardo, infatti, sostiene la necessità che l’uomo non si limiti ai propri privati doveri ma se ne assuma di nuovi, da contrarre con gli altri, per mettere in pace la propria coscienza.

Arrivato al paese natale, dove resterà un solo giorno, Silvestro fa visita alla madre Concezione, donna orgogliosa eppure fragile nelle sue contraddizioni. Prima, i racconti incerti della donna riaccendono la memoria di Silvestro, ma producono anche nuove immagini che trasfigurano i contorni del ricordo. Poi, il protagonista accompagna la madre nelle case in cui fa da infermiera ai malati di malaria e tisi.  Qui ha luogo un’esperienza rivelatrice, perché la vista della sofferenza di uomini e donne rassegnati e indifesi suscita una riflessione sull’intero genere umano. Queste persone rappresentano il “mondo offeso”, cioè la parte di umanità che viene quotidianamente oppressa e affronta con rassegnazione il proprio destino. Questa considerazione trova ulteriore sviluppo nel confronto tra Silvestro e alcuni uomini del paese, come l’arrotino Calogero, il panniere Porfirio, il locandiere Colombo ed Ezechiele. Quest’ultimo, in particolare, insiste sulla necessità di imparare a soffrire per il mondo offeso, invece che per i propri personali dolori: solo in questa solidarietà compassionevole l’uomo troverà la forza per ribellarsi all’oppressione.

A notte inoltrata, rientrando verso casa, Silvestro, forse ubriaco, si ritrova nei pressi del cimitero: qui viene sorpreso dalla voce del fratello Liborio, che gli racconta di essere partito soldato per conoscere il mondo e di essere morto in guerra. Al risveglio, in una mattina lugubre, la madre riceve la notizia dell’effettiva morte del figlio. Prima di partire Silvestro s’incammina verso il monumento ai caduti, dietro di lui tutte le persone incontrate lungo il viaggio: qui si abbandona al pianto del ricordo, rivolto a tutti gli offesi che non appartengono più al mondo. In questo pianto Silvestro trova la forza per lasciare una Sicilia “fuori dal tempo” e fare ritorno alla vita attiva.

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