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Barry Lyndon di Stanley Kubrick – Blu-ray  (con le immagini del film scena per scena)

Barry Lyndon di Stanley Kubrick – Blu-ray (con le immagini del film scena per scena)

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Regia:  Stanley Kubrick

Genere:  Drammatico

Origine:  Gran Bretagna / Stati Uniti

Anno:  1975

Da vedere:  * * * * *

Sceneggiatura:  Stanley Kubrick. Dal romanzo "The Memoirs of Barry Lyndon, Esq., By Himself" di William Makepeace Thackeray

Cast:  Ryan O'Neal, Marisa Berenson, Patrick Magee, Hardy Kruger, Steven Berkoff, Murray Melvin, Gay Hamilton, Leonard Rossiter, Michael Hordern (voce)

Formato:  Blu-ray Disc. Video: 1080p High Definition 16x9 1.85:1 / Audio: Dolby Digital 5.1

Edizione:  Prima italiana in Blu-ray del 2011

Casa di produzione:  Warner Home Video

Lingua:  Inglese, Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo, Portoghese

Numero copie:  1

Durata:  185 minuti

Sottotitoli:  Francese, Spagnolo, Portoghese, Olandese, Svedese, Norvegese, Finlandese, Danese

Direttore della fotografia:  John Alcott, Paddy Carey

Musiche:  Johann Sebastian Bach, Georg Frederick Haendel, Wolfgang Amadeus Mozart, Giovanni Paisiello, Franz Schubert, Antonio Vivaldi, brani tradizionali irlandesi

Colore/BN:  Colore

Note: 

Prima edizione italiana in Blu-ray di Barry Lyndon di Stanley Kubrick prodotta nel 2011.      

Sinossi: 

Il film è diviso in due tempi, separati da un intervallo:

PARTE PRIMA 

Con quali mezzi Redmond Barry acquisì lo stile e il titolo di Barry Lyndon;

In un piccolo villaggio d’Irlanda, Redmond Barry, un giovane scapestrato e di bell’aspetto ma con pochi soldi in tasca s’innamora della cugina, la bella e frivola Nora Brady. Nel villaggio, qualche settimana più tardi, si ferma un reggimento militare del Regno Unito, che sta reclutando truppe per la Guerra dei Sette Anni. Durante la sosta Nora conosce uno degli uomini di stanza, il capitano John Quin, con cui avvia una relazione. I fratelli di Nora, consci che l’ufficiale ha ampia disponibilità economica, cercano di distoglierla da Redmond e di spingerla verso l’ufficiale.

Redmond cerca con tutte le sue forze di porsi tra i due promessi sposi. Appreso il giorno del fidanzamento, irrompe durante il pranzo ed offende Quin in pubblico gettandogli in faccia un bicchiere di vino. A causa di tale oltraggio il capitano inglese decide di sfidarlo a duello. Redmond ferisce a morte il rivale e il giorno stesso, dietro consiglio di un giudice di gara, fugge verso Dublino per non essere catturato e condannato per omicidio. Barry si allontana dal villaggio a cavallo, con in tasca venti ghinee d’oro donategli dalla madre.

Lungo la strada per Dublino, mentre attraversa un bosco, Barry viene fermato da due briganti che lo derubano di tutti i suoi averi e lo lasciano senza cavallo. Squattrinato e appiedato, giunge in un piccolo villaggio dove un soldato sta arruolando uomini per l’esercito britannico. Disperato per aver perso tutto e senza altre prospettive, Barry si arruola nell’esercito. L’inadeguatezza di Barry alla vita militare emerge subito: una mattina, al momento del rancio, l’ingenuo giovane chiede che gli venga sostituito il boccale perché sporco di grasso, suscitando così il sarcasmo dei commilitoni. Uno in particolare, Toole, lo prende in giro davanti a tutti. Barry non ci sta e riesce a irritarlo facendo riferimento al malo modo in cui la moglie di Toole tratta suo marito. Per decidere chi ha ragione si organizza un combattimento di pugilato, da cui, anche questa volta, l’irlandese esce vincitore.

Dopo questa affermazione, Barry ottiene la fiducia dei suoi superiori e viene dunque spedito in battaglia in prima linea. L’esercito si sposta in territorio tedesco, dove si sta svolgendo uno scontro decisivo tra le truppe francesi e gli inglesi. Un giorno Redmond viene informato dal capitano del suo battaglione, un suo vecchio amico, Grogan, già padrino del fatale duello, che il capitano Quin, il pretendente di Nora, è in realtà ancora vivo: la pistola di Barry era stata infatti truccata dai familiari di Nora, i quali non volevano perdere l’opportunità di imparentarsi con Quin dato che questi rappresentava una sicurezza economica. Nora quindi si era sposata con il rivale in amore del povero Redmond.

Doppiamente beffato, il giorno dopo Barry partecipa con il suo reparto a una sanguinosa battaglia e vede morire, sotto i suoi occhi, Grogan stesso. A questo punto, orfano del suo unico protettore, matura la volontà di disertare per fuggire dalla guerra, che l’avrebbe condotto con molta probabilità alla morte. L’occasione buona gli capita quando vede due ufficiali omosessuali intenti a dialogare sul loro amore mentre fanno il bagno in un fiume. Uno dei due è stato incaricato di condurre una delicata missione: recapitare un messaggio al generale Percival Williamson, che si trova a Brema. Barry approfitta dello scambio di effusioni tra i due militari: ruba l’uniforme e il cavallo di uno di loro e fugge verso Brema con i documenti dell’ufficiale.

Dopo essere entrato nel territorio controllato dai prussiani, alleati degli inglesi, si verificano due imprevisti. Il primo, positivo, consiste nel fatto che un giorno, alla ricerca di un luogo dove mangiare, Barry incontra una giovane donna che si offre di ospitarlo. I due diventano amanti, ma dopo qualche giorno Barry riprende la strada per Brema. Il secondo, negativo, vede Barry incrociare sulla sua strada un gruppo di soldati prussiani. Il capitano Potzdorf, che li comanda, si presenta e si offre di accompagnarlo. Il prussiano, che sospetta che Barry sia un impostore e un disertore, lo conduce in una osteria per soldati e, cercando di farlo parlare e ostentando un atteggiamento amichevole, fa cadere Barry in contraddizione: l’irlandese gli comunica che deve consegnare un messaggio al generale Percival Williamson, quando invece l’alto ufficiale è morto da dieci mesi. Ottenuta la prova che sta mentendo, lo fa disarmare immediatamente e gli offre un’alternativa secca: essere tratto in arresto (con sicura condanna a morte per diserzione), oppure arruolarsi nell’esercito prussiano; Barry è quindi costretto a scegliere la seconda.

L’addestramento nell’esercito prussiano è molto duro. Barry fatica ad ambientarsi e subisce numerose punizioni per la sua mancanza di disciplina. Durante una battaglia cruciale a colpi di cannone e fucile, cui Barry prende parte, il capitano rischia di morire sotto una trave caduta a causa di una cannonata. Barry lo salva e riceve la gratitudine di Potzdorf stesso (che lo premia con due federichi d’oro). Inoltre, il capitano gli affida un incarico di secondo piano e senza alcun rischio: un lavoro di spionaggio facendosi assumere come cameriere presso un giocatore d’azzardo francese, lo Chevalier de Balibari. In realtà, egli è un irlandese: l’uomo vive sotto copertura; per questo i prussiani hanno buon motivo di sospettare che possa essere un informatore per conto dell’Austria. La missione di Barry è osservare l’uomo e fare rapporto tutti i giorni sui suoi movimenti al capitano Potzdorf.

Durante il primo incontro con de Balibari, però, Barry non riesce a nascondergli di essere suo compatriota e di essere stato inviato a spiarne le mosse. Lo Chevalier apprezza la sincerità di Barry, dato che anche lui viveva un analogo esilio forzato, e i due diventano amici. De Balibari fa entrare Barry nel mondo del gioco d’azzardo, ed egli, inventando ogni genere di trucco con la propria astuzia, aiuta il suo benefattore a vincere tutte le partite. Nei suoi rapporti quotidiani al capitano Potzdorf, Barry riporta cose vere ma totalmente ininfluenti al fine di svelare la reale identità dello Chevalier. Un giorno però la fortuna abbandona la coppia: un principe, conosciuto alla corte del re, accusa de Balibari di aver barato al gioco. Tra i due nasce un alterco, al termine del quale il principe annuncia la sua intenzione di ricorrere a un duello. Dopo che Barry riporta fedelmente l’accaduto ai suoi superiori, interviene il governo, che tramite il ministro di Polizia decide di espellere lo Chevalier dal territorio prussiano.

Ma i due sodali smontano il piano del governo prussiano: la mattina dopo, quando due soldati prussiani si presentano davanti alla residenza del giocatore, prendono in consegna Barry, travestito in modo da somigliare allo Chevalier, e lo scortano, mentre questi si finge scandalizzato e offeso, fino al confine. Il vero de Balibari è espatriato comodamente durante la notte. La carriera dei due giocatori procede con un successo dietro l’altro. Barry si rende famoso, oltre che al tavolo da gioco, per la sua bravura con la spada e per la sua avvenenza, che attira diverse donne, tra cui la giovane Lady Lyndon, donna sofisticata e infelice, sposata col ricchissimo e malato Sir Charles Reginald Lyndon da cui ha avuto un figlio, Lord Bullington, il cui precettore è il reverendo Runt.

PARTE SECONDA

Resoconto delle sventure e dei disastri che accaddero a Barry Lyndon.

Alla morte di Sir Charles, Barry si sposa con Lady Lyndon. La madre di Barry viene a vivere nel palazzo della coppia. Dal matrimonio con la donna, Barry ha un figlio, il piccolo Bryan Patrick Lyndon, ma si attira l’inimicizia del figliastro, Bullington, che lo ritiene un uomo rozzo e un opportunista. Sebbene Barry avesse cercato di trattarlo come un figlio, Bullington si rifiuta di vedere in lui un padre. Un giorno Bullington palesa il suo sentimento rifiutandosi di baciare Barry; per la mancanza di rispetto Barry gli infligge sei scudisciate.

Passano gli anni: tra Barry e Lady Lyndon l’amore è già finito. Barry ha numerose amanti e i due vivono separati. Il conflitto tra Bullington (attaccatissimo alla madre) e Barry si fa sempre più aspro, mentre a consolare Barry è l’amore nei confronti di suo figlio Bryan.

Un giorno la madre di Barry gli dice chiaramente che, nonostante abbia sposato una ricca nobildonna, non ha niente intestato a sé: è nullatenente. Inoltre, non sarà lui a ereditare, ma il figlio primogenito, che gli è particolarmente ostile. Tutto si risolverebbe se Barry ottenesse un qualsiasi titolo nobiliare. Barry si getta anima e corpo nell’impresa, finanziando opere e organizzando sontuosi ricevimenti. L’unico risultato tangibile che riesce a ottenere è partecipare a un ricevimento in cui è presente re Giorgio III. Il colloquio tra i due è però deludente. Quando il re viene informato che Barry ha reclutato a sue spese una compagnia per la guerra in America si limita a suggerirgli di reclutarne un’altra e partire con essa per combattere.

Un giorno i due fratellastri, mentre sono soli nell’aula di studio in assenza del reverendo Runt (istitutore di entrambi), vengono alle mani. Richiamato dalle urla di Bryan, Barry entra nella sala e vede che il figlio grande sta sculacciando il piccolo. Decide immediatamente di punirlo con sei scudisciate. Il figliastro, sconvolto, promette che la prossima volta che Barry lo toccherà, lo ucciderà.

Un giorno, durante un’esibizione musicale, dove Lady Lyndon suona il clavicembalo accompagnata da una piccola orchestra d’archi, Bullington mette in atto un piano per screditare la falsa immagine di Barry, sfruttando l’amore incondizionato che questi prova per il piccolo Bryan, e annunciare l’intenzione di lasciare la casa paterna e non ritornare più finché vi avesse abitato il patrigno. Questo suscita le ire di Barry stesso, che picchia selvaggiamente il figliastro davanti a tutti. Dopo questo episodio, Barry perde definitivamente ogni speranza di ottenere un titolo nobiliare, mentre tutti i suoi creditori si affrettano a chiedere il pagamento di quanto loro dovuto, gravando pesantemente sulla rendita di Lady Lyndon.

Approssimandosi la festa di compleanno di Bryan, il piccolo chiede al padre di avere in regalo un cavallo. Barry decide di fargli una sorpresa. Finge di non accontentarlo ma acquista in effetti un cavallo purosangue. È un puledro bellissimo che non è stato ancora domato. Nonostante Bryan avesse promesso ai genitori di non cercarlo, un giorno segue il padre di nascosto e trova l’animale. Ma, appena sale sulla groppa, l’animale, imbizzarrito, disarciona Bryan che, si ferisce alla testa mortalmente.

Bryan muore, provocando una grave perdita in famiglia. Barry inizia a ubriacarsi e sprofonda nell’alcolismo, mentre Lady Lyndon tenta il suicidio ingerendo della stricnina. Dell’accaduto viene informato il figlio Lord Bullington; egli decide dunque di ritornare nella tenuta Lyndon, chiedendo soddisfazione per l’affronto subito qualche mese prima. In un pagliaio poco lontano Bullington e Barry si sfidano a duello con le pistole. Al primo tentativo Bullington, per l’emozione, esplode erroneamente il colpo mentre carica l’arma e spreca il suo colpo. Al suo turno Barry rimane colpito dal terrore di Bullington, e forse per compassione, spara a terra per chiudere la sfida. Bullington invece chiede di esplodere il secondo colpo. Al secondo sparo la sua mano poco ferma finalmente colpisce Barry, ferendolo a una gamba. La ferita appare subito grave e l’uomo viene portato immediatamente in una locanda, ove viene fatto giungere un chirurgo. La pallottola ha reciso l’arteria tibiale anteriore. Il rischio di emorragia è troppo alto: non rimane che amputare la gamba sotto il ginocchio.

Qualche giorno dopo, mentre Barry è ancora convalescente, riceve la visita dell’amministratore della casa. L’uomo comunica a Barry che Lord Bullington è disposto a versargli un vitalizio di 500 ghinee all’anno purché Barry lasci la casa e l’Inghilterra. L’amministratore fa presente a Barry che, se decidesse di rimanere in Inghilterra, finirebbe in prigione, nessun finanziatore e nessuna banca accorrerebbe per risanare i pesanti debiti contratti perché è completamente screditato. Pochi giorni dopo Barry, accompagnato dalla madre, lascia l’ospedale e ritorna in Irlanda. Il narratore commenta la scena dicendo che Barry si recherà successivamente in Europa a giocare d’azzardo, senza più, però, la fortuna di un tempo.

Lord Bullington ritorna nella casa paterna e affianca la madre nell’amministrazione dei beni di famiglia. Nell’ultima scena del film, Lady Lyndon, con aria assente, firma la cedola relativa al versamento in favore di Barry per l’anno sotto gli occhi del figlio, brutto e precocemente invecchiato.

È il 1789.

Fu durante il regno di Giorgio III che i suddetti personaggi vissero e disputarono. Buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri ora sono tutti uguali.

IL FILM

Stanley Kubrick sul film  ( da Seconda Intervista / Barry Lyndon in Kubrick di Michel Cimenttraduzione di Lorenzo Codelli, Milano Libri Edizioni, Milano 1981 ) 

« (…) Da anni avevo nella mia biblioteca le opere complete di Thackeray, ed avevo letto parecchi dei suoi romanzi prima di leggere Barry Lyndon. (…) Ne rimasi molto impressionato. Amavo la vicenda e i personaggi, e mi parve possibile fare la trasposizione dal romanzo al film senza distruggerlo. Ed esso offriva inoltre le opportunità di fare una delle cose che il cinema può realizzare meglio di qualunque altra forma d’arte, presentare cioè una vicenda a sfondo storico. (…)

(…) Credo che Thackeray abbia usato Redmond Barry per raccontare la propria storia in modo volutamente distorto per renderla più interessante. Invece dell’autore onnisciente Thackeray usava l’osservatore imperfetto, o forse sarebbe più esatto dire l’osservatore disonesto, permettendo così al lettore di verificare da sé, con poche difficoltà, le probabili verità nella versione della sua vita data da Redmond Barry. Questa tecnica funzionava estremamente bene nel romanzo, ma naturalmente in un film si ha sempre davanti a sé la realtà oggettiva e l’effetto del narratore in prima persona di Thackeray non si poteva riprodurre sullo schermo. Avrebbe funzionato in una commedia, sovrapponendo la versione della verità data da Barry alla realtà visibile sullo schermo. (…) (…) La simmetria narrativa è scaturita innanzitutto dalle esigenze espositive della storia più che da uno schema cosciente. Il processo artistico che si affronta nel realizzare un film è tutto una questione di scoperte, e nello stesso tempo è anche l’esecuzione di un piano. La prima preoccupazione nello scrivere una sceneggiatura è quella di dedicare la massima attenzione alle idee dell’autore e di capire realmente che cosa ha scritto e perché lo ha scritto. So che suona alquanto ovvio, ma lei si sorprenderebbe nel vedere quanto spesso ciò non venga fatto. C’è la tendenza da parte dello sceneggiatore ad essere “creativo” troppo sbrigativamente. La tappa successiva consiste nell’assicurarsi che la vicenda sopravviva al processo di selezione e di compressione che deve subire per essere raccontata in un massimo di tre ore, e preferibilmente di due. Questa fase di solito segna la sorte della maggior parte dei grandi romanzi che hanno davvero bisogno di quegli ampi affreschi su cui vengono rappresentati. (…) (…) Barry è ingenuo e diseducato. È spinto da un’insaziabile ambizione alla ricchezza e alla promozione sociale. È un’infelice combinazione di qualità, che porterà a lui e a quanti lo circondano grandi disgrazie e grande infelicità. Verso di lui si provano dei sentimenti ambigui, però lui ha del fascino e del coraggio, ed è impossibile non amarlo nonostante la sua vanità, la sua insensibilità e le sue debolezze. È un personaggio molto reale: non è né un eroe convenzionale né un malvagio convenzionale.(…) (…) Penso che il cinema muto avesse molte più qualità del cinema sonoro. Barry e Lady Lyndon siedono al tavolo da gioco e si scambiano lunghe occhiate. Non dicono una parola. Lady Lyndon esce sulla terrazza per prendere un po’ d’aria. Barry la segue. Si fissano negli occhi e si baciano. E ancora on hanno detto una sola parola. È tutto molto romantico, però nello stesso tempo credo che ciò suggerisca quell’attrazione vuota che sentono l’uno per l’altra e che scomparirà con la stessa rapidità. Prepara cioè il terreno a tutto quanto seguirà nel loro rapporto. Credo che gli attori, le immagini e la musica di Schubert funzionassero bene insieme. (…) (…) Ho sempre cercato d’illuminare i miei film in modo da simulare la luce naturale, usando di giorno le finestre per illuminare realmente il set, e nelle scene notturne usando quelle fonti luminose che si vedono nella scena stessa. Questo approccio comporta problemi già quando si possono usare luci elettriche brillanti, però quando le luci più brillanti in una scena sono i candelabri e le lampade ad olio le difficoltà sono di gran lunga maggiori. Prima di Barry Lyndon questo problema non era mai stato risolto adeguatamente. Anche se il regista e il direttore della fotografia avessero desiderato fare l’illuminazione con fonti luminose reali, la pellicola e gli obiettivi non erano abbastanza veloci da ottenere un’esposizione. L’otturatore di una macchina da presa a 35 mm ottiene un’esposizione di circa un cinquantesimo di secondo e si poteva ottenere un’esposizione utile soltanto con un obiettivo cento volte più veloce di tutti quelli finora usati su una macchina da presa cinematografica. Fortunatamente trovai proprio un obiettivo del genere, uno  di un gruppo di 10 che la Zeiss aveva costruito appositamente per le fotografie fatte dai satelliti della NASA. L’obiettivo aveva una velocità di 0,7F, ed era cento volte più veloce del più veloce obiettivo cinematografico. Comunque c’era ancora molto da lavorare su questo obiettivo e sulla macchina da presa perché fosse utilizzabile. Per dirne una, la parte posteriore dell’obiettivo doveva essere distante 2,5 mm dalla pellicola, e ciò richiedeva una modifica speciale dell’otturatore rotante. Ma con questo obiettivo era ormai possibile girare in condizioni di luce così minima che era difficile leggere. Per le scene in interni di giorno usammo la luce reale che proveniva dalle finestre, oppure una luce simulata disponendo delle luci fuori dalle finestre e schermandole con della carta apposita disposta sul vetro. Oltre all’illuminazione bellissima che così si può ottenere, questo è anche un modo pratico per lavorare. Non ci si deve preoccupare di evitare di riprendere gli impianti d’illuminazione. Tutte le luci sono all’esterno delle finestre, schermate da una carta apposita e se riprendete in direzione della finestra ottenete un bellissimo effetto di chiarore molto realistico».

NELLA GALLERY TUTTO IL FILM SCENA PER SCENA

- GALLERY - 

– VIDEO – https://www.youtube.com/watch?v=dZGPy4C2XVw