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Ferdinando Briguglio, il messinese che sognava Hollywood

Ferdinando Briguglio, il messinese che sognava Hollywood

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Tipologia:  Articolo

Testata:  La Repubblica, ed. Palermo

Data/e:  17 novembre 2013

Autore:  Umberto Cantone

Articolo: 

Una scritta sormontata dalla rozza riproduzione dell’antico logo di Trinacria: era questo il marchio della breve ma gloriosa impresa della “Briguglio Films” di Messina, finalmente riesumata come una delle vicende esemplari di quella storia “marginale” del cinema italiano che chiede di essere raccontata. A colmare la rimozione ha provveduto, nel 2012, l’edizione di un prezioso cofanetto Dvd a due dischi curato dalla Cineteca Italiana e distribuito dalla Medusa Video (una tiratura limitata che sta per esaurirsi). Nel 1947, il trentanovenne imprenditore Ferdinando Briguglio, dopo aver fatto fortuna, durante la Ricostruzione, esportando e importando conserve di pomodoro e succhi d’arancia (arrivando a governare industrie con centinaia di operai), decise di trasformarsi in distributore e poi in produttore di film, pure lui, come altri, talmente ammaliato dalla brezza hollywoodiana da volerla far soffiare a tutti i costi mescolata allo scirocco di Sicilia. Briguglio, oltre ad amare il glamour delle commedie sofisticate alla Hawks e alla Cukor che contribuiva a diffondere, coltivava qualche ambizione intellettuale. E così si lasciò convincere da Vitaliano Brancati in persona a produrre il film che questi aveva scritto traendolo dal suo magnifico racconto umoristico “Il vecchio con gli stivali”. Girato quasi interamente a Modica, che in quel fatidico 1948 era ancora una “città di merletto”, “Anni difficili” di Luigi Zampa rimane un efficace esempio di commedia all’italiana ante litteram, la parabola al vetriolo di un travet comunale (il cui sdegno dolente è incarnato con straordinaria efficacia dal grande Umberto Spadaro), soggiogato prima dal potere in camicia nera e poi da quello “non epurato” dei medesimi padroni riciclati come nuovi dal vortice trasformista dell’Italietta sempre uguale a se stessa. Confezionato “senza badare a spese” (come ricorda il figlio del produttore in una delle interviste contenute negli extra dei Dvd, insieme agli appassionati interventi di Sanguineti e Fofi), il film fu inizialmente osteggiato dalla censura ma in seguito premiato con la Coppa Enic alla Mostra del Cinema di Venezia. Quel successo stimolò Briguglio a imbarcarsi nella sua seconda e ultima avventura produttiva, datata 1950, diretta dal veterano Mastrocinque, con protagonista uno smorfiosissimo Walter Chiari, a quei tempi giovane beniamino del teatro di rivista. E la vera chicca del cofanetto Medusa è proprio la versione restaurata di “Quel fantasma di mio marito”, una smandrappata farsa fantastica che fa il verso a quelle di René Clair, imperniata sulle vicissitudini di un aitante mantenuto che si rifiuta di fare il giornalista. Il film non fu capito e il suo “flop” cancellò di fatto la “Briguglio Films”, costringendo a un repentino ritiro dall’attività cinematografica il glorioso messinese che volle farsi tycoon.

 

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