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Addio a Tony Soprano, l’antieroe cult

Addio a Tony Soprano, l’antieroe cult

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Tipologia:  Articolo

Testata:  LinkSicilia

Data/e:  19 giugno 2013

Autore:  Umberto Cantone

Articolo: 

In occasione della morte di James Gandolfini (Westwood, 18 settembre 1961- Roma, 19 giugno 2013).

 

Se n’è andato a 51 anni, stroncato da un infarto mentre era in vacanza a Roma, l’attore e produttore James Gandolfini, diventato celebre come protagonista della serie televisiva, targata HBO, I Soprano. Sabato 22 giugno era atteso al Festival del Cinema di Taormina dove avrebbe condotto una tavola rotonda e ricevuto un premio di riconoscimento.

David Chase lo aveva scelto per il suo sguardo triste e per il sorriso disarmante che sapeva mutarsi in un ghigno feroce. E anche perché la sua mole in sovrappeso gli ricordava quella di Jackie Gleason, il suo attore prediletto da bambino.

A piangere l’attore James Gandolfini, stroncato a 51 anni da un infarto mentre era in trasferta a Roma, insieme a mezzo mondo c’è pure lui, Chase, lo show runner de I Soprano, di quella tv series targata HBO che la Writers Guild of America ha recentemente definito la “meglio scritta di tutti i tempi” (con il suo enigmatico finale “sospeso”) e che il New York Times a suo tempo additò come “la più grande opera della cultura pop americana dell’ultimo quarto di secolo”.

E’ stato Chase, quattordici anni fa, a trasformare Gandolfini in Tony Soprano, boss spietato e depresso di Newark (New Jersey), il personaggio dell’antieroe ideale a rappresentare la banalità del male nel contemporaneo ventre molle della società statunitense.

Non c’è alcun dubbio che  I Soprano abbia saputo squadernare, al pari dei migliori film di Scorsese, le perverse qualità di una mafia tanto efficiente quanto impaurita e nevrotizzata (“Il cunnilinguo e la psichiatria ci hanno ridotti così !”-  è una delle sue leggendarie battute ) dal confronto con una società “civile” sempre più inselvatichita ed eticamente sfasciata.

Tony“capo dei capi” di una strampalata gang che come copertura per le attività criminali, utilizza il management della “Gestione dei rifiuti e ambiente”. Tony che nella piscina del suo maniero nella Essex County dove vive da arricchito, nota un gruppo di anatre in cattività e sviene per un attacco di panico, sintomo di una patologia depressiva da curare con sedute psicoanalitiche nello studio di una dottoressa della upper class. Tony che prima bracca un delatore suo nemico, dopo avere accompagnato la figlia a scuola, e poi lo strangola con le proprie mani. Tony macho sciovinista e sessuomane che si rivela debolissimo e spesso goffo nel gestire un conflitto, spesso aspro, con la moglie e le numerose amanti. Tony  perennemente con i nervi a fior di pelle nella guerra che l’oppone a nemici e amici ambiziosi e sanguinari. Tony maniacalmente ossessionato dall’oppressiva presenza della crudele madre Livia, la quale arriva a ordire un piano omicida ai suoi danni con l’aiuto dello zio Corrado, geloso del suo potere.

Nessuno meglio di Gandolfini avrebbe saputo dare credibilità e fascino al protagonista del balletto di questo sulfureo family drama, dichiaratamente ispirato alla linea italoamericana del New American Cinema, un capolavoro della quality television nel quale lo scrittore Norman Mailer intravide i segni di un perfetto romanzo d’inizio millennio, interpretandolo acutamente come il “grande quadro” di un’America confusa, depressa e corrotta, concepito prima del trauma dell’ 11 settembre.

Puntata dopo puntata, la creazione di Chase  ci ha raccontato, con lucido realismo, la metafora di una way of life mafiosa i cui elementi ideali, culturali, economici e politici sono ancora oggi organici al sistema valoriale dell’attuale civiltà post capitalistica.

La saga de I Soprano è andata in onda, per 86 episodi distribuiti in 6 stagioni, tra il 1999 e il 2007, girata in 35 millimetri con una speciale intensità  da cinema d’autore che attirò la stima di un regista sofisticato come Peter Bogdanovich.

Il successo popolare della serie è stato planetario, meno che in Italia dove non sono mancate le consuete polemiche sui “panni sporchi” (come quella destrorsa sollevata da Gianfranco Fini il quale, durante un tour lungo la Quinta avenue newyorkese nel 2004, solidarizzò con gli ex broccolini, simbolo di tutti gli italoamericani, il cui “ruolo positivo non può essere scalfito da una serie televisiva che li ridicolizza”).

Da noi, I Soprano è diventato l’oggetto di culto di un’ élite avvertita, nonostante la scriteriata e punitiva programmazione inizialmente in seconda serata su Canale 5 e, in seguito, su alcune reti a pagamento.

Nonostante la fama da antidivo cool, la gratificante qualifica di sex-symbol e i tre Emmy Awards conquistati per l’interpretazione, James Gandolfini ha continuato a definirsi “un attore per caso”.

Un attore di quella razza speciale e insostituibile che annovera talenti eccezionali come Lee Marvin, James Coburn, Warren Oates, Ernest Borgnine.

Era nato a Westwood da umili genitori italiani (padre parmense e madre napoletana) e aveva praticato la gavetta come barman e buttafuori prima di approdare a Broadway in due produzioni di marlobrandiana memoria come Fronte del porto e Un tram che si chiama desiderio.

Il cinema lo corteggiò soprattutto come caratterista (ricordiamo la sua presenza in Get Shorty con John Travolta, in due non memorabili film di Lumet e in uno dei fratelli Coen, L’uomo che non c’era, in Romance & Cigarettes di John Turturro e nel remake di Tutti gli uomini del re con Sean Penn). Recentemente, alternava la sua attività di attore a quella di produttore (specialmente di documentari: uno, Alive Days Memories, sui reduci della guerra in Iraq e l’altro, Warton: 1861-2010, sui disturbi da post stress traumatico dei militari sui fronti dei conflitti made in Usa).

A parte i ruoli da lui ricoperti due anni fa nel premiato Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow e in Not Fade Away del suo mentore Chase, indimenticabile rimane la sua notevole performance da protagonista in Welcome to the Rileys (Usa/Gb 2010) di Jake Scott dove interiorizza le vicissitudini di un uomo comune che sfugge alla morsa della depressione familiare andando a vivere in casa di una sedicenne ribelle che fa la cameriera e si esibisce in uno strip club di New Orleans.

In queste ore tutti fanno a gara nel ricordarne il carattere schivo e generoso, l’affettuosità di marito e padre all’antica, l’umiltà declinata in ritrosia, l’impegno culturale e civile.

Ma di James Gandolfini, della sua presenza singolarmente umanissima di attore vero, rimane specialmente l’aura dell’icona che l’ha affidato all’immaginario nostro contemporaneo, quella del dannato “bravo ragazzo” Tony Soprano.

Lo rivedremo all’infinito, il “suo” Tony, nella sequenza che apre ogni puntata della mitica serie, la sigla sulle note di Woke Up This Morning degli Alabama 3, mentre percorre in auto il Lincoln Tunnel a imboccare la New Jersey Turnpike, oltre l’aeroporto di Newark, tra ciminiere, discariche e silos industriali, approdando finalmente nel North Ward, la sua frontiera.

Anche questo è un bel modo di celebrarlo, facendo sì che quello di James Gandolfini non sia un addio ma un arrivederci.

- GALLERY - 

– VIDEO – 

I Soprano – La sigla sulle note di Woke Up This Morning degli Alabama 3

https://www.youtube.com/watch?v=8-K3F7R-uMc