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Pirandello al cinema, massacro di un testo

Pirandello al cinema, massacro di un testo

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Tipologia:  Articolo

Testata:  La Repubblica, ed. Palermo

Data/e:  22 maggio 2016

Autore:  Umberto Cantone

Articolo: 

Non sono certamente poche le opere di Luigi Pirandello alle quali è toccata la sorte di essere sfregiate sul grande schermo. Una è senz’altro “Come prima, meglio di prima” che è stata tradotta in due discusse versioni made in Usa. La seconda, quella datata 1956 e da tempo irreperibile in Italia persino nei palinsesti per cinefili nottambuli, è oggi finalmente disponibile in Dvd. Che al sistema Hollywood interessasse Pirandello più come brand intellettualistico che come autore (cosa di cui Pirandello stesso fu ben cosciente), lo dimostra questo film che in originale esibisce un titolo da “soap”, “Never Say Goodbye”, mentre in italiano conserva quello della pièce andata in scena per la prima volta al Sannazaro di Napoli nel febbraio del 1920, riportando un successo più di pubblico che di critica. Tre anni dopo piacque pure a Broadway questa commedia scabrosa e cupa, incentrata sulla figura di Fulvia, donna “perduta” destinata a vivere due volte dopo un tentativo di suicidio (“La signora Gelli, una e due” doveva essere originariamente il titolo), e a fingersi un’altra davanti alla figlia per volontà del marito che, da giovinetta, l’aveva iniziata a innominabili pratiche sessuali. L’Universal Pictures acquistò i diritti del testo nel 1933, due anni prima dell’ultima trasferta d’oltreoceano di Pirandello, a tal punto disilluso nei confronti della mecca hollywoodiana da convenire, dopo quel viaggio, di averne “una nausea fino alla gola”. Probabilmente finita tra le maglie censorie del codice Hays, la commedia della Fulvia traviata (che alla fine si riappropria dell’identità smarrita abbandonando il tetto coniugale insieme alla figlia e al vecchio amante) è apparsa dunque a cinema prima nel 1945 e poi in questo remake del ’56 interpretato da Rock Hudson che, per salvare il salvabile, cercò inutilmente di coinvolgere nell’impresa il suo geniale mentore Douglas Sirk da affiancare a Jerry Hopper, il mestierante che firmò la regia. In entrambi i film l’inquietante intrigo pirandelliano fu sostituito da una scipita storiella di ménage à trois. Nella versione con Hudson a interpretare Fulvia (ruolo che sulle scene italiane spettò a Marta Abba e Paola Borboni) fu chiamata una specie di Ingrid Bergman dei poveri, l’attrice e cantante tedesca Cornell Borchers. Il bello è che la Bergman, quella vera, era pronta a interpretare l’anno dopo lo stesso personaggio per il progetto, poi sfumato, di una trasposizione francese. E così si può dire che il migliore “Come prima, meglio di prima” cinematografico è quello che non si fece mai.

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