Orson Welles e i nasi finti per Cagliostro
Tipologia:  Articolo
Testata:  La Repubblica, ed. Palermo
Data/e:  23 marzo 2014
Autore:  Umberto Cantone
Articolo: 
Seppure opacizzato da una certa sottocultura che l’ha ridotto a un brand da “turismo esoterico”, il mito di Giuseppe Balsamo, palermitano del 1743 consegnatosi alla Storia col nome di Cagliostro, resiste indomito alla furia dei tempi.
Così non resta che prendere atto dell’unico recente restauro riguardante il conte mago, l’attesa uscita in dvd del film cult diretto nel 1949 da Gregory Ratoff e conosciuto come il “Cagliostro” di Orson Welles (distribuito dalla 30 Holding Homevideo).
Dopo aver tampinato il genio americano di “Quarto potere”, a quei tempi in fuga dagli Studios, lo scaltro Ratoff (un comico di origine russa improvvisatosi regista per riscattare i propri debiti di gioco) riuscì a coinvolgerlo nell’impresa romana offrendogli un compenso stellare e invogliandolo con un tag che era già tutto un programma: «Pensaci, Orson! Cagliostro! Spadaccino! Amatore! Mago!».
E non v’è dubbio che dell’abborracciato cappa e spada, prototipo della “Hollywood sul Tevere”, rimane memorabile solo il magnetismo di Welles protagonista, capace di centellinare con sapienza il suo istrionismo identificandosi con la malinconica figura del taumaturgo panormita la cui rosacrociana e massonica guasconeria venne neutralizzata dai poteri forti del suo tempo.
Abbandonata ogni veridicità biografica, il film segue la traccia del feuilleton di Alexandre Dumas padre che vuole Cagliostro prima allevato dagli zingari e poi, una volta introdotto alla corte di Luigi XVI, colpevolmente invischiato nell’affaire della collana rubata (un’accusa da cui, in verità, fu assolto), ovvero nello scandalo che scalfì la reputazione della regina Maria Antonietta annunciando la caduta dell’Ancien Régime.
Alla lavorazione del “Cagliostro” italoamericano partecipò, in veste di assistente alla produzione, il palermitano Alessandro Tasca di Cutò. Su quel set, il nobile che volle farsi tycoon si scontrò con gli acidi capricci del divo Welles. Questi arrivò a minacciarlo di licenziamento per aver smarrito la sua scatola di nasi posticci (utilizzando i quali egli compensava le ridotte proporzioni del proprio naso naturale). Quando i nasi di gomma si ritrovarono affioranti nel water dello stesso Welles, che aveva usato il “cagliostresco” espediente per prorogare i giorni di riprese, il giovane Tasca fu riabilitato.
E per i due la conciliazione segnò l’inizio di una bella e duratura amicizia.
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