Mal giocondo – Opera prima di Luigi Pirandello edita a Palermo
Autore/i:  Luigi Pirandello
Tipologia:  Raccolta di poesie
Editore:  Libreria Internazionale L.Pedone Lauriel di Carlo Clausen
Origine:  Palermo
Anno:  1889
Edizione:  Prima
Pagine:  220
Dimensioni:  cm. 17 x 10,5
Caratteristiche:  Brossura con fregio con finalini incisi
Note: 
E’ il primo libro di Luigi Pirandello. La raccolta Mal giocondo comprende 63 poesie, tra cui Nozze di Lina che lo scrittore agrigentino consegnò perché fosse stampata, nel 1887, all’interno della plaquette preparata in occasione del matrimonio della sorella. Le poesie di Mal giocondo sono divise per sezioni (Romanzi / Allegre / Intermezzo lieto / Momentanee / Triste / Solitaria). Finito di stampare nella Tipografia Michele Amenta nel 1899 per conto della Libreria Internazionale L.Pedone Lauriel di Carlo Clausen di Palermo.
La copia è in ottimo stato di conservazione.
Duecentoventidue pagine rilegate in brossura, un volumetto alto 17 centimetri e largo poco più di dieci, ornato da un fregio impresso nella copertina di color marrone chiaro, con il titolo in rosso che cita un ossimoro del Poliziano.
Mal giocondo, il primo libro di Luigi Pirandello, non è soltanto l’esercizio di stile dell’esuberante letterato ventiduenne di Girgenti, in procinto di trasferirsi da Roma a Bonn per proseguire gli studi di filologia romanza, ma è anche l’annuncio della sua vocazione di sperimentatore.
Questa raccolta di versi fu stampata, nel 1889, dalla casa editrice di Luigi Pedone–Lauriel, un erudito librario–editore di Palermo a cui si deve, tra l’altro, la pubblicazione della celebre «Biblioteca delle tradizioni popolari» del Pitrè, e che fu tra i primi a commissionare pregevoli illustrazioni per i propri libri alle litografie palermitane, meritandosi qualche anno dopo la qualifica di “editore benemerito di tutti i più valenti scrittori di Palermo nella seconda metà del secolo XIX” da Giovanni Gentile.
Accanto al suo nome, sul frontespizio di Mal giocondo, campeggia quello di Carlo Clausen, altro illuminato imprenditore di Torino operante nell’allora fiorente industria del libro, che un anno prima aveva rilevato la ragione sociale della Pedone–Lauriel.
Il libriccino di Pirandello esordiente è oggi diventato una perla collezionistica, valutato intorno ai mille euro dal Gambetti–Vezzosi, il più qualificato catalogo delle rarità bibliografiche del Novecento italiano.
Leggendo Mal giocondo, segnato dal giudizio del grande critico Luigi Russo che in queste poesie rilevò “un’imitazione non unitaria di modelli”, è facile lasciarsi respingere dalle manierate accensioni aleardiane e dai residui carduccianismi, dal rimestamento, talora ingenuo, di certi motivi del più consumato tardo-romanticismo.
Ma c’è pure il ficcante tentativo, da parte del futuro riformatore di linguaggi e forme della narrativa e del teatro, di liberarsi dalla catena culturale delle “vecchie parole sconciate dall’uso”, c’è tutto l’umoristico furore dell’iconoclasta che dà corpo alla propria leopardiana concezione del mondo, regalandocene l’oggettivazione scenica. C’è l’annuncio della propria lucida adesione al “vero”, un inquietato desiderio di profondità da esercitare sondando la superfice del vivere quotidiano, spingendosi negli anfratti di quel “territorio reale” che sarà l’oggetto privilegiato della sua originale analisi.
Tutto questo ancora in nuce, certamente, ma nel giovane Pirandello già radicato: “Oh viaggio curioso de le vite/sciocche d’innumerabili mortali!/ Oh per le vie de la città spedite,/ che retata di drammi originali!”.
U.C.
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