Il “Vento del sud” portò la Cardinale a San Vito
Tipologia:  Articolo
Testata:  La Repubblica, ed. Palermo
Data/e:  27 marzo 2016
Autore:  Umberto Cantone
Articolo: 
Durante il suo magnifico inizio di carriera fu per tutti la siciliana per antonomasia. E così alla ventenne Claudia Cardinale, miracoloso bocciolo del cinedivismo nostrano, nata a Tunisi ma di ascendenza gelese (per via dei nonni emigrati che si trasferirono a La Goletta), toccò di essere identificata sullo schermo prima con la scontrosa Carmelina dei “Soliti ignoti” e poi con la Barbara Puglisi maritata al Bell’Antonio (nel Brancati di Bolognini), sensuali figure di fanciulle isolane a cui si addicevano gli occhi bassi o dei bramosi sguardi di traverso. Tutto questo fino all’exploit della ferina Angelica nel “Gattopardo” in Technirama del 1963, che impose al mondo la prorompente falcata della giovane diva come simbolo di mediterranea fotogenicità. Della galleria d’identità siciliane incarnate dalla Cardinale si dimentica spesso un film che, prima della consacrazione viscontiana, la vide nei panni di un’aristocratica e infelice rampolla. Si tratta di “Vento del sud”, un mafia movie intimista e con ambizioni polemiche del 1959, che ebbe come location San Vito Lo Capo, le saline trapanesi e alcuni quartieri di Palermo. Recentemente edito in dvd dalla CG Home Video dopo essere stato per decenni nella lista degli “invisibili”, il film è l’opera unica di Enzo Provenzale, apprezzato direttore di produzione (per Germi, Fellini, Visconti) e fido collaboratore di Francesco Rosi (per le sceneggiature di “La sfida”, “Salvatore Giuliano”, “Le mani sulla città”). La sua trama ha il merito di anticipare di tre anni quella tragicomica del “Mafioso” di Lattuada con Alberto Sordi, presentando il dramma di un giovane operaio spinto da compaesani mafiosi a diventare killer controvoglia e che fa l’errore d’innamorarsi della figlia del viscido marchese da eliminare. Riscopriamo così un’altra incarnazione sicula della splendida Claudia, qui affiancata dal “povero ma bello” Renato Salvatori, entrambi in fuga dai rispettivi familismi classisti e mafiosi, entrambi destinati a soccombere lungo la rotta Trapani-Palermo. Le prime sequenze, girate nel bar di piazza Santuario a San Vito e lungo le desertiche strade di Pizzolungo, ricordano il caustico espressionismo delle future opere di Elio Petri (che difatti è fra gli sceneggiatori), ma poi il film si appiattisce su stilemi da mélo d’appendice fino alla tragica conclusione solo vagamente “di denuncia”. Oltre all’icona Cardinale, di “Vento del sud” restano i panorami notturni delle saline resi inquietanti dal pastoso bianco e nero del grande direttore di fotografia Gianni Di Venanzo.
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