Accattone di Pier Paolo Pasolini. Sceneggiatura – Prima edizione
Autore:  Pier Paolo Pasolini
Tipologia:  Sceneggiatura cinematografica e note sul film
Film di riferimento:  Accattone (Italia, 1961), scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Fotografia di Tonino Delli Colli. Ambientazioni e scene di Flavio Mogherini. Aiuto regia: Bernardo Bertolucci. Musica di Johann Sebastian Bach. Con Franco Citti, Franca Pasut, Silvana Corsini, Paola Guida, Adriana Asti, Adele Cambria, Mario Cipriani, Polidor, Elsa Morante
Editore:  Edizioni FM (Collana "Il Cinematografo", Gli autori e la Storia, n.1)
Origine:  Roma
Anno:  1961 (14 agosto)
Caratteristiche:  Legatura in tela, sopraccoperta illustrata a colori con un ritratto di Carlo Levi che ha per soggetto Pasolini e Franco Citti. All'interno 58 fotografie di scena in bianco e nero del film in 16 tavole fuori testo.
Edizione:  Prima
Pagine:  X - 114
Dimensioni:  cm. 24, 2 x 17,5
Note: 
Prima edizione della sceneggiatura del film d’esordio di Pier Paolo Pasolini, edita dalla romana FM per la collana Il Cinematografo diretta da Enrico Rossetti. La prefazione è di Carlo Levi che realizzò il disegno per la sopraccoperta. Oltre alla sceneggiatura originale del film, il volume contiene il Diario de la vigilia: 4 e 21 ottobre, insieme a due scritti di Pasolini: Dopo “Accattone” e Senso di un personaggio: il paradiso di Accattone
« (…) Il linguaggio espressivo è il problema fondamentale di quest’opera. Il mondo di Accattone è un mondo precedente al linguaggio . Un sottoproletariato di uomini non ancora entrati bell’esistenza e nella coscienza. È il mondo delle borgate, accampate attorno alla città, in attesa eterna di entrarvi, respinto nel suo limbo dalle cose, dalla loro violenza ed offesa, e da sé stesso, dalla sua estrema debolezza, prima e fuori dei drammi della libertà. La parola espressiva, che è libertà e coscienza, non esiste ancora in questo mondo. Di qui la necessità, nei libri di Pasolini, di creare una lingua, che non è veramente un dialetto, ma, in forme dialettali, un mondo di pre-espressione, limitato, qualunque sia la sua apparenza verbale, al grido, alla interiezione, alla manifestazione della pura vitalità, non ancora articolata e organizzata. Questo mondo di «rumore e furore» o, se si vuole, di «rabbia» non può possedere una lingua, ma solo le parole del rumore e del furore o della rabbia. Ma ha un aspetto, un’apparenza, un discorso di gesti, di facce, di atteggiamenti, di stereotipie, di costumi, di magliette, di motociclette, di baracche e casupole, di fontanelle, di spiazzi, di polvere, di prati stenti (…) Questi aspetti sono evidenti all’occhio di chi guarda, sono l’espressione completa e diretta delle cose nel loro vivere e essere reali, nel loro pericolante crepuscolo, assai più delle parole, delle imprecazioni, del ragionamento, del dialogo. In questo senso si potrebbe forse sostenere che Pasolini abbia trovato nel film Accattone, ancor meglio che nei libri, la forma propria di quel mondo, che è più di cose e atti che di immagini verbali. (…) Così questo mondo si esprime nei suoi modi, con l’aspetto della sofferenza, col buio degli occhi, con la violenza di una vita muta, senza parola e senza sbocco, e col sogno. Questi personaggi, e Accattone particolarmente, sono, miracolosamente, simpatici. Non avrebbero alcun motivo di esserlo: dovrebbero piuttosto essere odiosi, senza luce, fuori di ogni possibile convenzione o volontà di vita morale. Ma invece noi siamo con loro, e partecipiamo, e ci auguriamo che Accattone riesca ad essere un ladro, e abbiamo pietà dove non c’è nessuna pietà. Questa, penso, è una prova sicura. È il frutto e il segno di quell’amore intellettuale per cui Pasolini ha realizzato, con la più opaca delle materie, un’opera di poesia. »
(dalla Prefazione di Carlo Levi)
Sinossi: 
Accattone è un giovane di borgata che vive sfruttando la prostituta Maddalena, già di “proprietà” di un napoletano finito in carcere. I rapporti tra i due sono tesi e, quando i compari del napoletano pretendono da Accattone una riparazione per l’offesa subita, egli non esita ad accusare Maddalena, la quale, abbordata dai napoletani mentre svolge il suo mestiere notturno, viene malmenata e abbandonata sulla strada. Maddalena si rivolge alla polizia e accusa gli amici di Accattone – quelli con i quali il giovane è abituato a trascorrere le sue giornate oziose –, ma finge di non riconoscerlo quando questi viene convocato in questura. Accusata di falsa testimonianza, Maddalena è condannata a un anno di carcere, mentre Accattone torna dalla moglie Ascensa sperando di convincerla nuovamente a prostituirsi per lui. Ma il fratello di Ascensa, che ha capito le intenzioni di Accattone, si scontra con lui in un corpo a corpo nella polvere. Rimasto nuovamente solo, Accattone cerca di spingere alla prostituzione Stella, una ragazza appena conosciuta. Stella ci prova ma poi rifiuta di battere il marciapiede. Allora Accattone decide di trovarsi un lavoro – deve caricare del ferro in un furgone –, ma la sera del primo giorno lavorativo è preso in giro e sbeffeggiato dagli amici fannulloni, che perdono i loro giorni seduti in un bar di periferia. Dopo un feroce diverbio, Accattone torna a casa e si getta sul letto e si addormenta. In sogno assiste al suo funerale e chiede che la sua tomba possa essere sistemata in un luogo assolato. Il mattino dopo, Accattone si ritrova con un paio di amici e con loro decide di sbarcare il lunario con qualche furtarello. Ma i tre sono pedinati da un poliziotto e vengono fermati dagli agenti quando rubano da un camion posteggiato una bracciata di salami. Accattone riesce a fuggire, sale su una motocicletta e scompare dietro una svolta. Ma un rimbombo improvviso fa accorrere tutti i passanti, gli agenti, i suoi amici. Accattone è riverso accanto alla sua motocicletta che si è sfracellata contro un camion. Le sue ultime parole prima di morire sono: «Aaah…Mo′sto bene!».
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