Nostra Signora dei Turchi / Hermitage di Carmelo Bene – Edizione RaroVideo
Regia:  Carmelo Bene
Genere:  Fantastico / Poetico
Origine:  Italia
Anno:  1968
Da vedere:  * * * *
Sceneggiatura:  Carmelo Bene
Cast:  Nostra Signora dei Turchi: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli, Ornella Ferrari, Anita Masini, Salvatore Siniscalchi, Vincenzo Musso / Hermitage: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli
Formato:  Dvd Doppio Disco. Video: 4/3 1.33:1 PAL. Audio: Dual Mono 2.0
Edizione:  Prima italiana in Dvd a cura di Enrico Ghezzi. Booklet a cura di Alessandro Riccini Ricci
Casa di produzione:  RaroVideo / Univideo / Fondazione L'Immemoriale di Carmelo Bene
Lingua:  Italiano
Numero copie:  1
Durata:  124 minuti + Contenuti Speciali
Sottotitoli:  Inglese
Direttore della fotografia:  Nostra Signora dei Turchi: Mario Masini // Hermitage: Giulio Albonico
Musiche:  Nostra Signora dei Turchi: Repertorio coordinato da Carmelo Bene // Hermitage: Vittorio Gelmetti
Colore/BN:  Colore
Note: 
Edizione RaroVideo del lungometraggio Nostra Signora dei Turchi e del mediometraggio Hermitage (entrambi del 1968) di Carmelo Bene. Cofanetto con due Dvd Disc a cura di Enrico Ghezzi e un libro di 56 pagine a colori a cura di Alessandro Riccini Ricci. Con la collaborazione della Fondazione L’Immemoriale di Carmelo Bene. Il restauro elettronico dei film è stato curato da Impronte Digitali.
Contenuti Extra dei Dvd:
Intervista a CARMELO BENE di Sandro Veronesi // Scena tagliata di Nostra Signora dei Turchi // Una «videocosa» di Enrico Ghezzi // Ai Rotoli – Cortometraggio di Franco Maresco e Daniele Ciprì // Trailer, locandine originali e gallery di Nostra Signora dei Turchi
Sinossi: 
« uno dei film più eccentrici mai (dis) fatti, dove carmelo bene si fa centro del mondo indossando lo sguardo del cinema e mettendolo in prova e alla prova, combattendolo, strappandolo, provando a farlo scoppiare. un capolavoro di comicità di malinconia di erotismo, di derisione di misticismo. è da stravedere anche il corto Hermitage, la sua prima cosafilm, che si misura subito (sublime jerry lewis mutante) con tutta l’ossessione che è il cinema, mostrando che nello specchio non vediamo mai noi stessi ma lo sguardo di un altro che vede vide vedrà. » (Enrico Ghezzi)
« (…) La superficie dei film di Bene è un inferno di immagini e di suoni, mondo impuro, cumulo di macerie. Ma da esso si alza una voce, che sempre più si libera da quelle apparenze. L’eremo in cui egli si chiude non è una cella della dalle pareti nude: è un magma di immagini e di suoni depositati dalla cultura, soprattutto barocca e déca-dentè , così ricca d’insegnamenti, e prima da quella popolare, religiosa, meridionale e salentina. L’eremo (hermitage in inglese) è anche Ermitage, galleria di quadri accumulati da secoli; è la camera da letto, camera oscura in cui premono, si riflettono e si moltiplicano le fantasmagorie del passato; è il laboratorio alchemico, in cui si mescolano le sostanze alla disperata ricerca della pietra filosofale, che sola conta. (…) nostra Signora dei Turchi supera la relativa staticitàvisiva e linearità narrativa di Hermitage per affrontare un’esperienza sinestesica molto più complessa. Bene mette in crisi la discrezione e la discontinuità tecnica del cinema tradizionale, che in fase di ripresa e poi di montaggio distingue e separa le varie inquadrature per poi unirle in una continuità illusoria. Propone invece una simultaneità di impressioni visive e sonore, un amalgama sensoriale: materialmente tale sul pino sonoro, accentuato dall’asincronismo: mentre su quello visivo – dove non sono molte le sovrimpressioni e tecnicamente funziona ancora la distinzione fra un’inquadratura e un’altra – esso si realizza, al livello della percezione, che tende a impastare ciò che è separato, producendo qualcosa come una sovrimpressione mentale. In altre parole, Bene tende a mettere una cosa dentro l’altra invece che una cosa dietro l’altra. E poiché ciò che mette sono materiali fra loro in contraddizione cromatica, culturale, cronologica, perviene a un continuum di dissonanze. L’esperienza sensoriale dello spettatore è rivitalizzante come un fuoco d’artificio: il piacere del testo. Il film sembra raccontare una storia di frustrazione e di morte: il protagonista s’immola sull’altare della santa sfibrato dal proprio eccesso d’amore e dal proprio tradimento, dalle proprie contraddizioni di uomo umano, lacerato da illuminazioni e incubi; ma per lo spettatore il film continua a pulsar impresso nella memoria come un oggetto vivo: è un godimento. L’erotismo cinematografico di Nostra Signora dei Turchi è forse ancora l’ultimo mascheramento di Bene, che lo mortifica nel film successivo, Capricci. (…) » (Adriano Aprà, Carmelo Bene oltre lo schermo in AA.VV. Per Carmelo Bene, Linea d’ombra, Milano 1995)
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